domenica 31 luglio 2016

Nemrut Dagj

Lungo la strada che ci porta a Katha, entriamo in quello che almeno geograficamente è chiamato Kurdistan; una grande area compresa tra Turchia Iran e Siria in cui vive una buona parte di popolazione di etnia curda. Il calore che questo popolo ci riserva ad ogni sosta rimarrà per noi forseil più bel ricordo di questi due giorni. A Katha montiamo la tenda nel giardino di un albergo per un prezzo irrisorio e l'accoglienza del padrone di casa Ciro ci permetterà di sentirci come a casa nostra: dopo giorni di vagabondaggio facciamo la lavatrice e la spesa per cucinare. Ciro non ci farà mancare pane fresco per la colazione e informazioni su cosa visitare.
La sera mentre ceniamo in città si svolge una manifestazione del principale partito di opposizione che chiede prima di tutto la salvaguardia della democrazia anche dopo il tentato colpo di stato.
Il giorno seguente partiamo alla volta del Parco nazionale del Nemrut Dagj lungo un percorso di circa cinquanta km che ci porterà a visitare un antico ponte romano e Arsemia, un sito sacrificale dedicato ad Apollo.








Il tratto finale di circa quindici chilometri sale ai piedi della vetta del Nemrut Dagj dove Antioco I Epifane volle costruire "Il trono degli dei su fondamenta che nessuno avrebbe mai demolito". Attorno al tumulo di pietra a forma di cono con un diametro di 150 mt e alto circa 50 sorgono due terrazze che guardano l'alba e il tramonto. Su ciascuna di esse sorgono nove statue di imponenti dimensioni che raffigurano lo stesso Antioco circondato dagli dei che riteneva essere suoi antenati. La vista spazia sulle alture e sulla valle del fiume Eufrate e le statue che impressionano per la cura dei dettagli, malgrado le teste e parte dei corpi siano crollati, guardano questi spazi da più di duemila anni. Probabilmente il connubio tra la collocazione gepgrafica e l'opera dell'uomo rende unico nel suo genere questo sito.



Scesi dalla vetta veniamo accolti con calore dalle guardie del parco nazionale e tra un bicchiere di cay e l'altro passiamo quasi un paio d'ore a chiacchierare con loro. Abuzer parla bene inglese e ci racconta di come quest'anno sia totalemnete crollata la presenza dei turisti, passata dalle cinquecento visite giornaliere alle poche decine attuali, malgrado la costruzione di nuove strade e l'abbattimento del costo di ingresso.
E' curioso anche di sapere del nostro viaggio e di  come si vive in Italia e fa da interprete a tutte le altre persone che volgiono partecipare alla conversazione.
La foto ricordo è d'obbligo anche con una piccola Honda di una delle guardie.

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