lunedì 18 luglio 2016

Goris e Tatev

Una volta che il lago Sevan scompare dai nostri specchietti, la statale M10 incredibilmente ben asfaltata sale al passo Selim incantandoci ancora una volta con i paesaggi caucasici che ci hanno accompagnato in questi giorni di viaggio. Ci fermiamo per per ammirare le curve che la strada disegna mentre i falchi volteggiano sopra di noi.












Passiamo la valle di Yeghegis, stretto canyoin di rocce rosse con strade sterrate che salgono a chiese millenarie ormai abbandonate. Nella valle Serena immortala una serie di auto di altri tempi così come l'unico distributore presente ci ricorda quando mettevamo benzina al nostro motorino. Si contano i giri di una lancetta per capire quanti litri mettere.


Oltre c'è il Vorotan Pass che con i suoi 2344 mt segna il confine con la regione più a sud dell'Armenia. Prima di arrivare a Goris il lago Spendarian a 2000 mt di quota ci regala viste incredibli sulle vette azere.
Goris con la sua città vecchia fatta di grotte scavate nella roccia vulcanica e di belle case in pietra sarà la nostra base per un paio di giorni.



Mentre camminiamo per la città vecchia spunta un ragazzo che spinge una bicicletta carica; Huang è partito dalla Cina e attraversando la Karakorum Higway ha percorso i circa 15000 km che lo separavano da casa a bordo della sua bici. Continuerà il suo viaggio verso la Turchia con il sogno di andare in Africa.


Per raggiungere il monastero di Tatev con la moto affrontiamo una bella sterrata di circa 6 km e 18 tornanti che risale la gola del Vorotan. Il monastero ci appare abbarbicato su uno sperone di roccia  in posizione dominante rispetto alla gola.
Proseguiamo per la strade oltre il monastero per averne una visione dall'alto.





Da Goris ci dirigiamo verso quello che sarà il punto di ritorno del nostro viaggio. Fino a Kapan la strada scende una gola fino a valle per poi salire nuovamente sul versante opposto. Da Kapan invece inizia un anello che ci permetterà di arrivare fino al confine con l’Iran. Per la prima metà seguiamo la strada panoramica che attraversa la riserva naturale di Shikahogh e che sale fino a circa 2400 mt lungo la quale non incontriamo nessuno tranne alcuni pastori che si affacciano curiosi dalle piccole case usate per la transumanza. Mano a mano che andiamo verso sud e ci avviciniamo all’Iran, le temperature si fanno più elevate e il paesaggio diventa più brullo e giallo. Il confine è rappresentato da un fiume e da una linea di filo spinato ad alta tensione. Meghri rappresenta il punto in cui inizia l’inversione; qui finisce infatti il nostro viaggio verso sud – est, ma potrebbe anche essere un punto di inizio per un nuovo viaggio… 






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