lunedì 11 luglio 2016

Caucaso maggiore: Kazbegi

La strada militare georgiana fu fatta asfaltare dai russi  durante l'invasione del Caucaso alla fine del XIX secolo; Ananuri è una piccola cittadella fortificata sulle sponde di un lago che si incontra poco dopo l'inizio di questa strada.

Proseguendo lungo il confine con la Russia godiamo di panorami via via più belli; siamo nella parte più orientale del Caucaso maggiore e le valli sono molto più ampie di quello viste nello Svaneti, ma del solito verde intenso, con torrenti che creano cascate scendendo verso il fiume Aragvi che scorre a fondovalle.
Si sale fino ai 2379 metri del passo Jvari, dove le aquile volteggiano sopra di noi, per scendere poi fino ai 1700 di Stepatsminda, la piccola cittadina che ospita durante il giorno migliaia di turisti, escursionisti ed alpinisti che vogliono esplorare  le montagne circostanti e sarà la nostra base per due notti.





Appena entrati nella Guest House il clima caldo e familiare ci fa capire quanto la padrona di casa tenga ai suoi ospiti preparando regali colazioni solo con prodotti artigianali e aiutandoci a confezionare deliziosi pacchi pranzo per le nostre escursioni. Sua figlia ci regalerà diversi spunti e consigli sulle cose da visitare e sul come raggiurngerle.


Il pomeriggio esploriamo la valle dello Sno percorrendo la bella sterrata che sale fino al villaggio di Juta a 2200 mt. La vista spazia su una valle molto aperta, mentre il fiume Sno è sempre più in basso.





Torniamo sulla strada militare per cercare di arrivare alla frontiera con la Russia. Pochi chilometri prima del confine, però, capiamo il perchè del poco traffico e delle fine interminabili di Tir parcheggiati prima del passo: la strada è chiusa a causa di una frana. Conosciamo due motociclisti russi che aspettano dalla mattina di poter varcare il confine e due alpinisti polacchi con il sogno di scalare l'Elbrus, la vetta più alta del Caucaso che si trova in Russia.

Sopra Stepatsminda si trova la chiesa di Tsminda Sameba che inizialmente volevamo raggiungere con la moto. Le condizioni della strada non ce lo permettono, e avendo comunque voluto continuare l'escursione verso il ghiacciaio, decidaimo decidaimo di partire direttamente a piedi dal paese. Il sentiero risale ripido la montagna incrociando la strada in più punti; giunti alla chiesa la fatica viene subito ripagata dalla vista della vallata sovrastata dalla vetta innevata del monte Kazbeg che supera i 5000 metri. Qui conosciamo Daniel, giovane colombiano che alla fine del suo soggiorno studio in Israele ha deciso di visitare queste montagne e tenterà di scalare il ghiacciaio in solitaria. Durante il faticoso tragitto che ci porta ai piedi del ghiacciaio a circa 3000 metri, scopriamo che Daniel studia agraria, è amante del ciclismo e chiaramente tifa Chavez. Giunti all'inizio della neve perenne noi decidiamo di fermarci per la pausa pranzo durante la quale chiacchieriamo altre che con Daniel con una giovane coppia di israeliani, entrembe guide turistiche, che ci fanno i complimenti per il nostro recente tour di Israele. Inbar, la ragazza, parla un po' di italiano perchè ha vissuto un mese a Firenze per imparare la nostra cucina.









Il vento e l'arrivo delle nuvole ci spingono a tornare verso valle, mentre i nostri amici proseguiranno fino ai 3600 metri della stazione metereologica dove passeranno la notte. Scendendo la vista sulla valle e la chiesa è forse ancora più stupefacente, anche se il silenzio che aveva accompagnato la liturgia mattutina a cui abbiamo assistito è ormai solo un ricordo per via dei tanti turisti portati su dai furgoni 4x4.

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